Un caffè con Night, role privata

Mailaen Fujiwara

Quando arrivammo nella hall eravamo ancora braccetto. Night era praticamente abbracciata a me e non potevo che esserne contento.
Puntai subito verso un divanetto, spinto verso la parete e vicino ad un tavolino basso perfetto per appoggiarvi le tazze del caffè.
- Ecco, ti presento la hall dell'Accademia Sokolov - dissi, con fare da gentiluomo. - Puoi accomodarti, ti preparo il caffè.
Mi staccai da lei a malincuore.

O Signore, che imbarazzo, imbarazzo! pensai, osservando Mailaen che si allontanava. Mi sentii, stranamente, triste e sola.
Non avrei mai creduto di sentire così urgentemente il bisogno di stare accanto a Mail-chan, dopotutto l'avevo appena conosciuto.
Mi resi conto di essere rimasta in piedi come un'ebete e mi affrettai a sedermi.
L'orlo della gonna si era sollevato un po', ma quello preferii lasciarlo com'era.
Pervertita.
Stai zitta tu!
Appoggiai i gomiti sulle ginocchia e aspettai il ritorno di Mail, la testa tra le mani.

Preparai in fretta il caffè. Me l'ero fatto talmente tante volte che ormai i miei erano movimenti meccanici. Non vedevo l'ora di sedermi con lei su quel divanetto. L'avevo scelto anche perché era alquanto stretto, devo ammetterlo.
Quando mi girai per portarle il caffè, vidi che si era alzato l'orlo della sua gonna. A momenti lasciai cadere le tazze, poi ripresi il controllo e mi sedetti. Decisamente vicino a lei, aggiungo.
- Tieni - dissi, porgendole la tazza. Non vedevo l'ora di raggiungere un luogo più... consono per sfogare quel che mi faceva diventare le guance rosse ad ogni piè sospinto. Sorrisi dolcemente, anche se scoprii un po' troppo i denti perché sembrasse un sorriso solo amichevole.

Grazie
Bevetti un sorso senza staccare gli occhi di dosso da Mail. Tanto per cambiare, il cuore mi batteva fortissimo, davvero forte. Mi sorprese che lui non se ne fosse accorto.
Poi mi resi conto che mi sentivo a disagio, quasi come se avessi potuto leggere i suoi pensieri dalla sua bella, candida fronte. Eravamo talmente vicini che ogni movimento ci portava a strofinarci; sentii con orrore che la gonna si era tirata su ancora.
Fingendo una calma che non provavo, misi la tazza sul tavolo e mi alzai di botto. Senza guardare in faccia Mail, ebbi il coraggio di tornare seduta e di darmi un contegno.

Mi sembrò imbarazzata, quando si alzò di scatto... probabilmente per sistemarsi la gonna. Sospirai. Non doveva sentirsi a disagio, ma di certo non gliel'avrei detto apertamente.
Decisi di sciogliere l'atmosfera con argomenti leggeri.
- Allora, Night... come hai saputo della scuola? Dai, raccontami un po' di te.
Stavolta mi impegnai per sorridere amichevolmente.

Sussultai.
Tieni a freno la bocca, adesso. mi dissi, poi feci una risatina nervosa e mi sistemai una ciocca di capelli dietro le orecchie.
Non c'è molto da dire. Sono nata in un paese chiamato Canterbury, in Gran Bretagna. Forse ti sarebbe piaciuto...c'è una cattedrale magnifica. La mia famiglia abita là; o meglio, mia zia. I miei genitori sono scomparsi e ci hanno lasciato da lei. Ho un fratello, Philip.
Sapessi quanto...quanto mi manca... la mia città
La mia voce si era fatta sognante e lontana.
Non ti ricordi chi ti aspetta a Canterbury?

La voce di Night si fece triste mentre parlava del suo paese. Io... io, che non raccontavo il mio passato a nessuno, potevo capirla. La nostalgia del paese natale, della famiglia... chissà se sarei mai stato abbastanza in confidenza con lei da raccontarle di me. Finora, l'unico che sapeva qualcosa di me era Maresuke.
è ora di fare un passo avanti, Mail, mi dissi, e le cinsi le spalle con un braccio, con fare cameratesco. Be', non so quanto potesse essere cameratesco il fatto che i nostri volti fossero a tre centimetri l'uno dall'altro...
- Ti capisco, anch'io ho molta nostalgia del mio paese.

Trattenni un singhiozzo a quelle parole, e lo guardai stupita.
Davvero? chiesi; lo esaminai per capire da dove potesse provenire, ma gli abiti ottocenteschi non mi diedero alcun indizio.
Che... che bei vestiti dissi; gli toccai il lembo della giacca, ostacolata dalla nostra vicinanza.

- Oh, sì... - mormorai, mentre mi si riempivano gli occhi di lacrime. Cosa?! Mi mettevo a piangere?! Erano passati.. quanti anni erano passati? Eppure piangevo ancora.
- Che... che bei vestiti - disse lei, accarezzandomi il lembo della giacca.
Te lo ricordi, vero, Mail, chi te li ha regalati per la prima volta? mi chiesi. Al solo pensiero le lacrime aumentarono e non potei più nasconderle. Le tolsi nervosamente con la mano, ma non cambiò molto, anzi, peggiorai la situazione. Qualche lacrima cadde sui miei pantaloni. Sbattei le palpebre.
Adesso passa, Mail-chan.
Mamma...
Respirai a fondo, cercando di mantenere la calma. Dopo che ero riuscito a piangere così, mi ripromisi che le avrei raccontato la mia storia. Wow, la prima volta in dieci anni.

Notai che...stava piangendo?!
Rimasi un attimo confusa su come reagire al suo turbamento; aveva spostato la sua mano dalle mie, e non aveva detto una parola.
Scusa... io non volevo farti star male... sussurrai con un fil di voce.
Non mi spostai, anzi, quasi lo abbracciai. Non sapevo cosa avesse e, se non me l'avesse chiesto lui, non avrei insistito. Mai.

- Niente, niente, non sei stata tu - dissi, tornando a sorridere. - Una specie di... ritorno al passato.
Appoggiai la testa sulla sua spalla. Il suo contatto mi rincuorava. - Ti racconterò la mia storia, ho deciso - dissi, sorridendo. - Ma ad una condizione sola.
Sorrisi maliziosamente.

- Ma ad una condizione sola.
UNA CONDIZIONE SOLA?
Strabuzzai gli occhi, poi compresi cosa probabilmente aveva voluto dire.
Mi sistemai una ciocca di capelli dietro le orecchie con un gesto molto lascivo.
Perchè no? "fuseggiai" alla fine.

Non le spiegai nemmeno quel che intendevo. Le saltai letteralmente addosso. Ignorai la mia coscienza che mi insultava, ignorai i sensi di colpa di qualsiasi genere, ignorai tutto... la stesi sul divano e la baciai, semplicemente. Oddio, non tanto semplicemente. Le appoggiai le mani sul fianchi... un po' più su dei fianchi, in realtà, e la baciai di nuovo, con la lingua.
Era veramente bella e finalmente trovarmi sopra di lei, a baciarla, mi faceva scoppiare il cuore, che già di per sé batteva come un pazzo.
Era bellissima. Non mi sentivo così da anni.
La mia coscienza continuava ad urlarmi dietro, ma ormai non la ascoltavo più, come un marito che ignora la moglie isterica.

Incredibile. Mi era saltato addosso senza un attimo di dubbio. L'avevo capito dai suoi occhi; era abbandonato al suo destino ed ai suoi istinti.
Contro il mio petto, sentivo il suo cuore battere come una grancassa.
Ed il mio non era da meno.
Risposi al suo bacio, e incrociai le braccia sulla sua schiena, premendolo forte contro di me.
Pensai che dovevo tirare fuori la mia amata frusta, ma liquidai la faccenda con un blando 'più tardi'. Non me ne importava granché, a dire il vero.
Da vicino lo trovavo ancora più bello di quanto già non fosse.
Bellobellobellobello...
Sbarrai gli occhi quando sentii un non trascurabile calore salirmi al volto.

Incrociò le braccia dietro la mia schiena. La mia eccitazione salì alle stelle, insieme alla mia gioia. Mi premetti contro di lei. Sotto di me, sentivo le sue forme... e il suo cuore che batteva insieme al mio.
Il suo alito sapeva di caffè e quel particolare mi fece impazzire. Intensificai il bacio, mettendole le mani dietro le spalle e attraendola a me. L'intero mio corpo era in fiamme. Chiusi gli occhi, sfiorandole la schiena e giocherellando con il gancio del reggiseno.
Trattieniti, almeno per adesso...
Non ero vergine, ok, ma così non mi ero mai sentito. Totalmente... donato a qualcuno. Totalmente di qualcuno.
Il mio cuore traboccava di felicità. Wow.
Giocai con la sua lingua, mordicchiandole ogni tanto le labbra, così morbide e rosse... come un frutto prelibato. Dio, quant'era bella.