il continuo raga....buona lettura!
Parte III due ragazzini uscirono dall’ufficio e se ne tornarono in camera senza scambiarsi una parola. Una volta lì, Logan si sedette alla scrivania in quel modo strambo tipico del primo L e si mise al computer, mentre Near si mise a lavorare su uno dei suoi puzzle bianchi.
Dopo qualche minuto di silenzio, il ragazzino coi capelli corvini disse: “E così ci separiamo, eh, Near?”
“A quanto pare. Meglio così. Per qualche anno potrò evitare di dover convivere con un perdente come te. E magari riuscirò anche a dimostrare che per fare L basto io”rispose gelido l’albino.
“Sai, penso che invece mi mancheranno le tue battutine e la tua fredezza”fece l’altro pensoso. “In fondo, senza di te, non avrò nessuno con cui confrontarmi e sarà meno divertente”. Si vltò a guardare il suo rivale.
Quello alzò lo sguardo su di lui. “Non sono d’accordo. Senza di te che mi rompi le scatole, riuscirò a lavorare meglio”ribattè. Poi, a bassa voce, aggiunse: “Vedi di non morire come ha fatto il tuo omonimo”
Logan si alzò e gli si accucciò accanto. “Non lo farò. Tornerò per romperti le scatole. Altrimenti la tua vita potrebbe diventare troppo noiosa e non me loperdonerei mai!”ridacchiò mettendo un tassello del puzzle al suo posto. “Penso che mi mancherai”
“Mi prendi in giro?”domandò Near guardandolo male.
“Sì”. Il quattordicenne gli sorrise. “Ma anche no”
L’altro distolse lo sguardo a disagio e tornò a concentrarsi sul suo puzzle.
Tre anni dopo…
Logan varcò la porta della Whammy’s House con un misto di malinconia e felicità: finalmente, dopo tanto tempo, era tornato in quel luogo che chiamava “casa”. Percorse in fretta il corridoio che portava all’ufficio del suo predecessore. Seduto vicino alla parete c’era Near, impeganto come sempre in uno dei suoi puzzle bianchi. Accortosi dell’arrivo del suo rivale, il quindicenne alzò lo sguardo su di lui. i due si squadrarono per qualche minuto in silenzio. Poi Logan sorrise e si avvicinò all’altro. “Ciao, Near”disse.
Near si alzò. “Sei in ritardo, Logan”gli fece notare gelido.
Il ragazzo coi capelli corvini ridacchiò. “Non sei cambiato neanche un po’! Dai, non sei neanche minimamente felice di vedermi?”
“Perché dovrei? Tu non esiste per me, ricordi?”fu la risposta atona.
“Uff, scorbutico come sempre!”
Calò nuovamente il silenzio.
“Adesso sei identico a lui”fece Near dopo un po’.
“Cosa?”chiese il suo rivale senza capire.
“Al primo L, intendo. Ti sono…ti sono venute le occhiaie”spiegò il ragazzino albino.
“Oh…già! Non ho dormito molto in questi tre anni…”disse piano il diciassettenne. “Sai Near, avevo ragione quel giorno, l’ultima volta che ci siamo visti, quando ho detto che mi saresti mancato”
“E io avevo torto invece”sospirò l’altro. “Non sono riuscito a cavarmela sempre, senza il tuo aiuto. Il primo L aveva ragione: dobbiamo lavorare insieme, Logan, se vogliamo risolvere ogni situazione”
Logan gli mise le mani sulle spalle. “Mi fa piacere che anche tu la pensi così. Ci ho riflettuto anch’io e sono giunto alla stessa conclusione. In fondo sono stato io a chiamarti e a chiederti aiuto, no?”
Near gli scostò le mani indispettito. “Ricorda che il fatto che io abbia deciso di lavorare con te non significa che sia diventato tuo amico”lo redarguì.
Il suo rivale scosse la testa divertito. “Uff! Sei sempre così freddo e distaccato! Anche nelle e-mail che ci siamo scambiati ti sei tenuto solo sull’ambito lavorativo e non mi hai nemmeno chiesto come stavo!”
L’albino non si degnò neanche di rispondergli.
I due, in quei tre anni, si erano tenuti in stretto contatto sia attraverso Internet, sia telefonicamente. Il primo a iniziare quella corrispondenza era stato Logan che, dopo vari tentativi di trovare una soluzione, aveva deciso di chiedere aiuto a Near per risolvere un caso. Così avevano cominciato ad aiutarsi, studiando insieme gli indizi, facendosi coraggio a vicenda e anche sfidandosi e gareggiando come facevano all’orfanotrofio.
Il ragazzo coi capelli corvini aveva scoperto che gli piaceva lavorare con il suo rivale perché lui lo rendeva più attento, lo costringeva a impegnarsi a fondo, lo stimolava. Aveva sempre adorato le sfide con l’altro prorpio perché erano allo stesso livello:era l’unico in grado di tenergli testa.
Il ragazzo albino, da parte sua, si era accorto di apprezzare il supporto di Logan che sembrava saper riempire così bene le sue lacune e che lo spingeva a essere meno passivo e a mettersi più in gioco.
In quel momento, il terzo L aprì la porta delo studio. “Bene, siete qui. Accomodatevi”disse ai suoi due successori, invitandoli a entrare. Una volta che si furono seduti continuò: “Sono felice di vedervi e soddisfatto dei vostri risultati. Ho anche saputo che in questi tre anni avete collaborato: molto bene. Ne deduco che ora siate d’accordo sul fatto di lavorare insieme”
I due annuirono seri.
“Perfetto. Da oggi in poi sarete L”sentenziò. Poi un sorriso gli si aprì sul volto. “Siete proprio identici a loro, sapete? Tu poi, Logan, sei la sua fotocopia. In effetti, sono contento che tu, Near, sia un po’ più alto del tuo omonimo…”. Fece passare lo sguardo da uno all’altro. “Siete proprio cresciuti. E non solo fisicamente. Sarete un ottimo L”
“No, noi non saremo solo un ottimo L: noi supereremo il primo L e diventeremo i migliori!”lo corresse Logan sorridendo a sua volta.
“Molto bene, L. D’ora in avanti vi riferirete a me come Watari. Resteremo qui qualche giorno ancora, poi comincerete a lavorare a pieno ritmo. I casi li sceglierete voi. Ve ne procurerò alcuni e voi prendere quelli che riterrete che necessitino dell’attenzione di L. Vi farò chiamare per la cena. Ho tenuto libera la vostra stanza”
I due ragazzi si congedarono e se ne andarono nella loro vecchia camera, che era stata di Near e prima ancora del primo L. Era tutto come lo avevano lasciato: le scatole coi giochi di Near, gli archivi dove Logan teneva i suoi scritti, il frigor con i dolci, l’armadio, i loro letti e il computer.
“Mi è mancata questa stanza!”commentò il ragazzo coi capelli corvini.
“A me no. In fondo è solo una stanza”disse Near impassibile come sempre. “E poi la condivido con te: come sarebbe potuta mancarmi?”L’altro sbuffò. “Sei sempre il solito, Near. Sei noioso”si lamentò.
Sul volto dell’albino comparve un ghigno canzonatorio. “Dovresti esserci abituato, Logan”
Il diciassettenne lo guardò male e, senza preavviso, lo afferrò per le spalle e lo sbattè contro la parete. Rimasero a fissarsi per qualche attimo, i volti a pochi centimetri di distanza uno dall’altro. Near si sentiva a disagio perché non sapeva cosa aspettarsi dal suo collega, ma, al tempo stesso, era incapace di staccare gli occhi dai suoi.
Poi Logan scandì serio: “Tu-mi-stai-sulle-scatole-quando-fai-così!”
L’albino sollevò un soppacciglio. “Tutto qui?”commentò. “Ho avuto l’ampressione che volessi fare chissà cosa”
Il ragazzino coi capelli corvini sorrise ferocemente. “Ah, sì? Come vuoi”. Senza dare all’altro il tempo di reagire, chiuse lo spazio che c’era tra loro e gli stampò un bacio sulle labbra.
Near sgranò gli occhi e lo spinse via, avvampando orripilato. “Che…che cazzo fai?! Idiota! Ma sei gay per caso?! Cosa diavolo ti è preso?!”
Il diciassettenne stava ridendo come un pazzo e gli ci vollero parecchi respiri profondi per trovare il fiato per rispondere. “No! Volevo solo umiliarti! Sei diventato rosso come una fragola!”riuscì a dire tra le risa.
“Cretino! Stronzo! Bastardo!”gli urlò il quindicenne, sentendosi umiliato come non mai. “Non provarci mai più! Altrimenti finisci male!”. Detto ciò se ne andò, chiudendosi violentemente la porta alle spalle.
Logan continuò a ridacchiare per un po’ appoggiato alla parete. Poi si mise al computer mormorando: “Che permaloso che sei, Near!”
spero non vi sia risultato noioso...nel prossimo pezzo introduco (forse) un nuovo personaggio che forse vi sorprenderà....
ps: chiedo scusa per il climax di parolacce che ho messo in bocca a Near
, ma mi serviva per sottolineare il contrasto tra la sua reazione alla scherzo di Logan e la sua solita calma............
fatemi sapere!
Edited by Ira LBN - 18/11/2009, 19:49