glazzie amuuu *strizza Ellie-Chan*
ciemmecu, ecco il capitolooH *o*
*premetto che l'ho scritto ascoltando This Is The Life della McDonald ù.u*
Chapter 4
Mi ridestai dal momento con un gesto improvviso, scattando in piedi e lasciando Mello lì per terra. Era notte fonda: un dottore a domicilio a quest’ora l’avrei trovato? Forse sì. Ma non ebbi nemmeno il tempo di pensarci, che crollai addormentato.
La mattina dopo mi svegliai esattamente alle nove e quarantasei e mi ricordai subito di agguantare il telefono e chiamare un medico. Quest’ultimo arrivò circa un quarto d’ora dopo. Subito mi chiese:
- Qual è il problema?
- È svenuto…
- Quando esattamente?
- Ieri notte… credo…
- Uhm…sì, capisco.
Prese quel coso, sì, ehm, lo stetoscopio, una cosa del genere, quella che si usa per ascoltare il battito cardiaco, no? Beh, armeggiò un po’ con quel coso e poi proferì:
- Non è nulla di grave, si tratta solo di febbre alta.
- Quanto alta? – chiesi io preoccupato.
- Siamo sui quaranta, ma si rimetterà. A meno che…
- A meno che? – quella mezza frase non mi faceva sentire per niente meglio.
- A meno che non salga.
- E come potrebbe salire? O meglio, come si può evitarlo?
- Beh, basterebbe non esporlo al freddo, farlo riposare fisicamente e mentalmente e, soprattutto, non far sforzare troppo il suo cuore.
- Okay, capisco, va bene. Non dovrò somministrargli nulla?
- Non sarà necessario, si rimetterà da solo. E poi, credo che i farmaci peggiorerebbero solo la situazione.
- D’accordo. Grazie mille, quanto le devo?
- No, no, figliolo, non mi faccio pagare per i controlli.
- Come vuole lei. Arrivederla!
Mi salutò e se ne andò. Ora che ci pensavo, era un pezzo che non mi sentivo chiamare “figliolo” da un vecchietto. Almeno, dall’ultima volta che ho visto Roger.
Poi mi chinai verso Mello e lo guardai con un sorriso triste e dolce, mormorando:
- Ti ho fatto salire la febbre, eh, vecchio mio?
Lo sollevai di peso e lo trascinai in camera per farlo stendere sul letto a riposare. Ovviamente lo infagottai (letteralmente) nella coperta. Lo guardai come prima. Mi faceva quasi tenerezza, vederlo svenuto, impotente, infilato sotto le coperte, immobile. Sembrava non respirasse, tanto lo faceva leggermente. Ma respirava, perché vedevo i suoi polmoni gonfiarsi e contrarsi. Cacchio. Chi l’avrebbe detto, che mi sarei davvero innamorato del mio migliore amico?